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CambiaMENTI

𝐂𝐚𝐦𝐛𝐢𝐚𝐌𝐄𝐍𝐓𝐈

Nulla è casuale ma tutto nasce sempre da un principio causa effetto.

Se nelle università, nelle scuole, sui luoghi di lavoro non si può più parlare oggi e nel recente passato ( persino a Ratzinger vietarono di parlare all’università di Roma, ricordate?), se siamo intolleranti, è colpa del politicamente corretto che domina media e istituzioni: una tirannia di giudizi a priori che costringe il pensiero e distrugge chi dissente.

Tutto si inquadra nella dicotomia assolutista tra bene e male.

Un bene che come tale va difeso a spada tratta dal potere dominante con il supporto della massa.

E allora seguendo la dicotomia di cui sopra succede che i morti di una guerra non contano se sono ammazzati nel nome del bene, e anche se la strage di civili è ben visibile a tutti guai a parlare di genocidio perché di genocidio, per “legge universale”, ne esiste solo uno!

Tutto questo risponde al principio dell’anti democrazia, poiché è fatto salvo solo il dovere di conformarsi anziché il diritto di confrontarsi.

Ed è lo stesso confronto politico che ha abdicato a se stesso per uniformarsi al marketing asfissiante del pensiero unico. Ne deriva che la stessa offerta politica si riduce a squallido “teatrino” fatto di schemi (destra - sinistra) ormai obsoleti ma sche agiscono empre nel quadro del perimetro consentito dal pensiero dominante. Quello che rielabora la storia, che impone la percezione del presente e che sta conseguentemente ipotecando il nostro futuro.

Pensiero unico e politicamente corretto che sono in realtà strumenti di un progetto faraonico di trasformazione della società, del lavoro, del nostro modo di vivere.

Un progetto ormai non più segreto ma manifesto, che porta il nome di quarta rivoluzione industriale. Quella dell’intelligenza artificiale che si sostituirà all’uomo e che trova sostegno culturale sui concetti del Transumanesimo. Il tutto per perseguire, ci raccontano, un indefinito “bene comune”.

Una rivoluzione subdola che ha bisogno di disgregare i pilastri della società: la famiglia, le istituzione democratiche ed i suoi corpi intermedi ( partiti e sindacati) e dove non trova spazio la tutela dei più deboli. Chi non è utile viene eliminato o spinto ad autoescludersi.

Un sistema di cambiamenti che per poter funzionare necessita di dogmi. E non importa se spesso le cose appaiono contraddittorie perché la pubblicità martellante dei media, ormai totalmente asserviti al potere della finanza , è bravissima a far emergere ciò che serve e a nascondere ciò che è contraddittorio.

Volete un esempio? se oggi entri in un pronto soccorso, non solo al sud, ti devi fare il segno della croce ed armarti di santa pazienza e sperare di uscirne vivo anziché guarito. Perché gli ospedali e i medici sono sempre meno, perché da 30 anni la spesa per la sanità prevede tagli indiscriminati di posti letto. Poi dall’altra il marketing del Pensiero unico ti fa credere che i nostri governanti si preoccupino della nostra salute tanto da rincorrerti anche in casa pur di farti una punturina nel nome della prevenzione anziché della cura.

Stessa cosa se vuoi prenotare un esame in una struttura pubblica: mesi o anni per un appuntamento ma se paghi ti portano anche il caffè !

Eppure il diritto alle cure è previsto dall’art 32 della costituzione? Ma chissenefrega !

Programmi, problemi e contraddizioni alla luce del sole ma se li fai notare vieni marchiato con il simbolo infamante del complottista.

Perché i cambiamenti prevedono l’addestramento di una massa informe di sudditi , privi del pensiero critico, che difendono le proprie catene.

Per consentire la transizione, come amano chiamare il funesto cambiamento in corso, servono insomma dogmi da difendere a spada tratta . Per attuare il progetto vanno messi in cantina gli ideali come fossero strumenti antichi e ormai anacronistici, per sostituirli con l’ideologia.

La differenza tra i due sostantivi è capitale: gli ideali poggiano su un diffuso e condiviso principio di libertà, le ideologie necessitano di dogmi e quindi di un pensiero unico imposto nel nome del politicamente corretto.

Giorgio Bruzzone


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