
𝗩𝗜𝗢𝗟𝗘𝗡𝗭𝗔 𝗚𝗜𝗢𝗩𝗔𝗡𝗜𝗟𝗘 𝓛𝓮 𝓻𝓪𝓭𝓲𝓬𝓲 𝓭𝓮𝓵 𝓯𝓮𝓷𝓸𝓶𝓮𝓷𝓸
- Giorgio Bruzzone

 - 27 set
 - Tempo di lettura: 2 min
 
Aggiornamento: 28 set
Mi sono chiesto più volte se fosse opportuno parlare di un tema così scomodo sulla mia pagina. Ma poi ho ripensato alle tante occasioni in cui, di fronte a vicende di cronaca, ho provato un senso di disagio nel dover tacere di fronte ai tanti commenti inadeguati.
Commenti superficiali e sciocchi costruiti su presupposti ideologici e conseguentemente fuorvianti nelle loro conclusioni.
E allora ho cercato risposte più sensate e logiche, perché il tema è di grande rilevanza e va trattato con il dovuto rispetto.
Mi sono imbattuto in questa sintetica osservazione di Giuseppe Lorenzetti - Psicologo che trovo molto centrata e condivisibile : “𝙻𝚊 𝚟𝚒𝚘𝚕𝚎𝚗𝚣𝚊 𝚗𝚊𝚜𝚌𝚎 𝚍𝚊 𝚞𝚗𝚊 𝚛𝚊𝚋𝚋𝚒𝚊 𝚌𝚑𝚎 𝚖𝚘𝚕𝚝𝚒 𝚐𝚒𝚘𝚟𝚊𝚗𝚒 𝚗𝚘𝚗 𝚜𝚊𝚗𝚗𝚘 𝚙𝚒𝚞̀ 𝚊𝚜𝚌𝚘𝚕𝚝𝚊𝚛𝚎, 𝚊 𝚌𝚞𝚒 𝚗𝚘𝚗 𝚜𝚊𝚗𝚗𝚘 𝚍𝚊𝚛𝚎 𝚞𝚗 𝚜𝚒𝚐𝚗𝚒𝚏𝚒𝚌𝚊𝚝𝚘 𝚎 𝚍𝚞𝚗𝚚𝚞𝚎 𝚌𝚑𝚎 𝚗𝚘𝚗 𝚙𝚘𝚜𝚜𝚘𝚗𝚘 𝚝𝚛𝚊𝚜𝚏𝚘𝚛𝚖𝚊𝚛𝚎. 𝙻𝚊 𝚛𝚊𝚋𝚋𝚒𝚊 𝚑𝚊 𝚘𝚛𝚒𝚐𝚒𝚗𝚎 𝚗𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚙𝚎𝚛𝚌𝚎𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚍𝚒 𝚞𝚗'𝚒𝚗𝚐𝚒𝚞𝚜𝚝𝚒𝚣𝚒𝚊 𝚎 𝚗𝚎𝚕 𝚗𝚘𝚗 𝚜𝚎𝚗𝚝𝚒𝚛𝚜𝚒 𝚌𝚘𝚗𝚜𝚒𝚍𝚎𝚛𝚊𝚝𝚒.
𝙻𝚊 𝚗𝚘𝚜𝚝𝚛𝚊 𝚜𝚘𝚌𝚒𝚎𝚝𝚊̀ 𝚎̀ 𝚌𝚘𝚕𝚙𝚎𝚟𝚘𝚕𝚎 𝚍𝚒 𝚞𝚗 𝚌𝚘𝚛𝚝𝚘𝚌𝚒𝚛𝚌𝚞𝚒𝚝𝚘 𝚎𝚍𝚞𝚌𝚊𝚝𝚒𝚟𝚘: 𝚍𝚊 𝚞𝚗 𝚕𝚊𝚝𝚘 𝚜𝚒 𝚙𝚛𝚘𝚖𝚞𝚘𝚟𝚎 𝚒𝚕 𝚍𝚒𝚟𝚎𝚛𝚝𝚒𝚖𝚎𝚗𝚝𝚘, 𝚕𝚊 𝚌𝚞𝚕𝚝𝚞𝚛𝚊 𝚍𝚎𝚕 𝚖𝚒𝚗𝚒𝚖𝚘 𝚜𝚏𝚘𝚛𝚣𝚘 𝚎 𝚜𝚒 𝚎𝚕𝚘𝚐𝚒𝚊 𝚕𝚊 𝚏𝚛𝚊𝚐𝚒𝚕𝚒𝚝𝚊̀, 𝚍𝚊𝚕𝚕'𝚊𝚕𝚝𝚛𝚘 𝚒 𝚐𝚒𝚘𝚟𝚊𝚗𝚒 𝚜𝚒 𝚛𝚒𝚝𝚛𝚘𝚟𝚊𝚗𝚘 𝚙𝚘𝚒 𝚌𝚊𝚝𝚊𝚙𝚞𝚕𝚝𝚊𝚝𝚒 𝚒𝚗 𝚞𝚗𝚊 𝚛𝚎𝚊𝚕𝚝𝚊̀ 𝚙𝚛𝚎𝚌𝚊𝚛𝚒𝚊, 𝚒𝚙𝚎𝚛𝚌𝚘𝚖𝚙𝚎𝚝𝚒𝚝𝚒𝚟𝚊 𝚎 𝚌𝚘𝚖𝚙𝚕𝚎𝚜𝚜𝚊, 𝚙𝚛𝚒𝚟𝚒 𝚍𝚎𝚐𝚕𝚒 𝚜𝚝𝚛𝚞𝚖𝚎𝚗𝚝𝚒 𝚙𝚎𝚛 𝚊𝚏𝚏𝚛𝚘𝚗𝚝𝚊𝚛𝚎 𝚕𝚎 𝚜𝚏𝚒𝚍𝚎 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚟𝚒𝚝𝚊.
𝙴' 𝚗𝚎𝚌𝚎𝚜𝚜𝚊𝚛𝚒𝚘 𝚛𝚒𝚌𝚘𝚜𝚝𝚛𝚞𝚒𝚛𝚎 𝚒𝚕 𝚙𝚊𝚝𝚝𝚘 𝚎𝚍𝚞𝚌𝚊𝚝𝚒𝚟𝚘, 𝚖𝚎𝚝𝚝𝚎𝚗𝚍𝚘 𝚊𝚕 𝚌𝚎𝚗𝚝𝚛𝚘 𝚕'𝚘𝚗𝚎𝚜𝚝𝚊̀, 𝚕𝚊 𝚏𝚒𝚍𝚞𝚌𝚒𝚊 𝚎 𝚒𝚕 𝚜𝚎𝚗𝚜𝚘 𝚍𝚎𝚕 𝚕𝚒𝚖𝚒𝚝𝚎.”
A ben vedere quindi le radici di questo malessere giovanile e delle tragiche conseguenze andrebbero ricercate in una vera e propria crisi valoriale.
Non potrebbe essere altrimenti, considerato che la società odierna, basata esclusivamente sul presente, promuove uno stile di vita in cui denaro e apparenza sono il segno principale di affermazione e successo.
In cui si associa il concetto di libertà all’assenza di limiti.
Dove si è affermata quella che Ratzinger chiamava la “dittatura del relativismo", una situazione in cui tutto si equivale e non esiste alcuna verità, né alcun punto di riferimento assoluto.
Considerato poi che , con questa formazione e questi riferimenti , i giovani vengono catapultati in un mondo del lavoro modellato dalla finanza e per questo privo di qualsiasi fondamento etico. Basti pensare che gli accadimenti di questi ultimi anni hanno messo in evidenza come malattia e guerra possano trasformarsi in enormi occasioni di business.
Diventa allora difficile trovare risposte credibili per uscire da questo squallido periodo storico. Considerato che non solo l’economia ma anche l’informazione è ormai da tempo in mano alla finanza. La politica poi è quasi ovunque manovrata dall’alto, vanificando il valore del voto.
Il fenomeno della violenza giovanile è quindi probabilmente diretta conseguenza di una profonda crisi della democrazia.
Il Demos non conta più nulla.
Per capire quanto la democrazia viva una crisi, forse irreversibile, basterebbe rileggere una recente intervista del CEO di BlackRock ( il più grande fondo di investimento del mondo) Larry Fink, in cui si vanta di un modello di business globale basato su un accesso e un'influenza senza precedenti sui più alti livelli di governo, prima ancora che prendano il potere.
Credo non serva aggiungere altro…… purtroppo!
Giorgio Bruzzone






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